Small data

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In queste settimana al lavoro tra le tante rogne di cui farei a meno, se ne è presentata una che mi ha fatto riflettere. Ci è stato chiesto di aderire ad un certo servizio online. Non ci sarebbe nulla di che, ma nel mondo dell'informatica una cosa è sicuramente certa, la babele di formati rende molto complicato far parlare due software. Talvolta persino della stessa azienda produttrice.

Il servizio che sarebbe molto tecnico invece si presenta con amichevoli messaggi per nulla tenico-informatici, ma più simil-social alla facebook con cose del tipo "non devi fare nulla" "meno di cinque minuti e sei pronto". Quando leggo certe cose il mio alert mode si innalza a livelli da tsunami.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Ed infatti... questi pretendono di far mettere delle API di un prodotto aziendale, le cui funzionalità sono totali, cioè non c'è un contingentamento di qualche tipo. Ergo, gli stai dando letteralmente tutti i "segreti" aziendali. Per giunta ad un concorrente, visto che di fatto lo è. Ma sono furbi, visto che la cosa la fanno fare ad un'azienda controllata e non direttamente.

Ed infatti nella call hanno tentato il gioco delle tre carte, l'azienda uno che scarica facendo un po' il finto tonto, sull'azienda due, quasi neanche si conoscessero. Oltretutto sono stati sfigati due volte, perché l'argomento molto di nicchia lo conosco bene, forse addirittura prima di loro.

Ovviamente tutta la cosa è confezionata ad un uso e consumo dell'utente non informatico. Ed infatti li ho sgamati in tre secondi netti, bloccando la cosa. Loro si sono detti stupiti "gli altri lo fanno senza problemi"... appunto. E qui arriva la riflessione.

Molti non hanno sicuramente capito cosa stavano realmente facendo, tutto sembra facilitato ed un utente non esperto sicuramente capisce il contesto ma non le implicazioni, che sono ben nascoste nelle varie regole e regolette di "accetta i termini del servizio" che ovviamente nessuno legge.

Questo è un esempio, e di servizi anche in altri ambiti ce ne sono parecchi, specie in questi anni in cui il cloud impera ovunque, visto che è stato sdoganato dopo 10 anni di indottrinamento e forzature varie.

Molte realtà aziendali, magari senza un team informatico o un consulente esterno di fiducia, "fanno cose" senza comprendere le implicazioni. E le small data di quell'azienda confluiscono nei big-data, che ovviamente può spergiurare sulla privacy, gpdr e quello che ti pare, ma a conti fatti avrebbero accesso alla qualunque. Per giunta senza lasciare "impronte digitali" perché basta farsi una bella copia, e i dati di proprietà di Tizio diventano di proprietà di Caio in modo legale, pur essendo gli stessi. Ad esempio molti servizi di salvataggio foto su cloud, andando a leggere i termini si scopre che le tue foto, non sono più tue ma loro.

Un altro esempio lampante sono i marketplace. I venditori terzi, passano e transitatato per un sito gestore che però vende anche lui stesso. Di fatto la società gestrice è in grado con un algoritmo di identificare i prodotti che vanno per la maggiore in periodi anche piuttosto stretti a livello temporale, farsi una propria fornitura e fare concorrenza diretta agli stessi venditori. Anche solo per un periodo limitato, che però è quello di massimo profitto. E' chiaro che il venditore che riesce ad ottenere successo, magari con un prodotto che si è costruito, poi si può ritrovare con una bella decurtazione dei profitti, del tutto inattesi e non oppugnabili in quanto legali.

Sono sempre le small data a farei i big data... ma noi lo sappiamo?

https://tosolini.info



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5 comments
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Molto interessante... small data è un termine che non avevo ancora sentito.

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diciamo che non è un concetto esistente, o consolidato.

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