Fatti, bufale e cialtronerie su COVID-19 - Il Nobel diventato pazzo e il pazzo mai diventato Nobel

avatar

Oggi mi prenderò un po’ di tempo per dimostrare, con dati certi e verificabili, le idiozie sostenute dal premio Nobel, ormai impazzito, Luc Montagnier, e per fornire ulteriori elementi utili a valutare l’inconsistenza della figura di Giulio Tarro. Due personaggi tanto cari al popolo no-vax e complottista, tra cui @ilnegro, che senza alcuna preparazione sugli argomenti trattati continua a commentare i miei post. L’aspetto migliore della scienza, infatti, a dispetto di quanto sostenga qualcuno, è che al suo interno essa è perfettamente democratica. Chiunque è libero di formulare tesi e ipotesi, e tutto quello che viene richiesto è che esse siano oggettive e confutabili. Non importa se, in fase iniziale, la tesi è poco probabile, o addirittura apparentemente sbagliata. Tutto quello che importa è che essa sia falsificabile, in qualche modo.

Le tesi di Montagnier, allora, non possono essere considerate scienza in senso stretto, poiché partono da una premessa che è già stata dimostrata sbagliata. E partire da una tesi già dimostratasi sbagliata non è ammissibile, in quanto mina il principio di falsificabilità della tesi. Tutte le argomentazioni di Montagnier, infatti, si basano su un articolo di alcuni ricercatori indiani che sostenevano di aver trovato “pezzi” del virus dell’HIV all’interno del SARS-CoV-2. Questo articolo, però, è stato pesantemente criticato dalla comunità scientifica, e gli stessi ricercatori hanno dovuto ritirarlo. Questo ha dato adito a diverse teorie del complotto, ma la verità è che le motivazioni che hanno portato al ritiro del paper sono state fondamentalmente due, condivise dall’intera comunità scientifica: utilizzo di strumenti non appropriati alla valutazione (come poi vedremo) ed errori nella lettura dei dati. L’articolo, quindi, era semplicemente sbagliato. Evidenziamo anche, per onor di cronaca, che era stato pubblicato su una rivista non peer-reviewed, elemento che avrebbe comunque resto l’intero lavoro scientificamente non valido.

Oggi, comunque, farò un’eccezione a questa regola, e proverà a considerare come attendibili il lavoro dei ricercatori indiani, e di conseguenza anche le affermazioni di Montagnier, demolendole punto per punto.


Sfatiamo il primo mito complottista. Il lavoro dei ricercatori è stato sì ritirato, ma non cancellato. Chiunque può ancora recuperarlo e analizzarlo. Semplicemente, esso non è considerato una pubblicazione scientifica, ma un pezzo di carta igienica. Ed eccolo qui l’articolo, considerato withdrawn ma ancora disponibile, perché la scienza non nasconde nulla.

Questo articolo identifica quattro sequenze simili (simili, non identiche…) tra SARS-CoV-2 e HIV. In particolare, le sequenze sotto riportate.

imm1.png

Ho evidenziato in rosso gli elementi più utili di questa tabella. Salta subito all’occhio che le parti di sequenza simili sono estremamente ridotte: si parla di un numero che varia tra i 6 e i 12 residui amminoacidici, all’interno di virus che hanno genomi composti da 30000 (SARS-CoV-2) e 10000 (HIV) basi.
Un numero così piccolo di similitudini implica una elevata probabilità che le somiglianze siano dovute al caso, e questa probabilità è indicata dal pI Value. Perché un risultato sia considerato valido, questo valore deve essere inferiore a 0.05. Più il valore è alto, invece, più è alta la probabilità che il dato trovato sia dovuto appunto al caso, e non a una reale corrispondenza. In questo caso il pI Value è altissimo, e il risultato quindi non può ritenersi valido.

Le porzioni interessate da queste similitudini, inoltre, fanno riferimento a proteine utilizzate dal virus per prendere contatto con le cellule umane. Ma il SARS-CoV-2 ha come bersaglio le cellule del sistema respiratorio, mentre l’HIV quelle del sistema immunitario; non avrebbe quindi senso modificare un virus “polmonare” con pezzi di un virus che colpisce altrove. infine, come già ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica, ad oggi non disponiamo delle tecnologie necessarie a creare un virus con così elevata affinità per i recettori umani.

Le prime indicazioni, quindi, sembrano rendere poco probabile la tesi dell’inserzione volontaria di parti di HIV all’interno del SARS-CoV-2. Ho voluto ulteriormente testare il lavoro dei ricercatori indiani creando un sistema con ancora più gradi di libertà rispetto a quello da loro utilizzato. Riporterò l’intera procedura così che possa essere controllata e verificata da chi fosse interessato.

Ho utilizzato il software NCBI, cha permette di confrontare i genomi di tantissimi virus diversi, tutti rigorosamente open source.
Ho quindi identificato i genomi completi di SARS-CoV-2 e HIV. Per correttezza ho scelto il genoma del virus isolato a Wuhan, il più prossimo al punto di origine.

imm2.png

Ho utilizzato la funzione BLAST per confrontare i due genomi attraverso l’algoritmo megablast, che garantisce il più alto grado di libertà al sistema. Il genoma più piccolo, infatti, viene confrontato a quello più grande cercando le sequenze più simili, senza tener conto dell’effettiva posizione nel genoma.
Ho quindi eseguito l’allineamento tra i due genomi.

imm3.png

Ho ottenuto una buona percentuale di similitudini, più o meno il 26%. Ma è proprio questo numero, apparentemente molto alto, su cui si gioca la partita. Ho proceduto quindi con l’analisi delle singole basi ritenute simili. Ne riporto, per comodità, solo alcune scelte puramente a caso, ma ripetendo la procedura potete controllarle tutte.

imm4.png

Il risultato è del tutto negativo. Esistono effettivamente alcune zone simili, come è normale che sia. I due RNA sono costituiti da 4 diverse basi ripetute, ed è quindi lecito che prima o poi si formino delle sequenze simili. Gli amminoacidi che compongono le proteine, però, sono “formati” a partire da una tripletta di queste basi; quindi, se osservassimo un virus creato in laboratorio ci aspetteremmo di trovare lunghe sequenze, multiple di tre, che codificano per una proteina di interesse. Qui invece osserviamo alcune ripetizioni sparse a caso all’interno del genoma. Quasi mai in forma di tripletta. Ma per codificare qualcosa le basi, e quindi le triplette, devono necessariamente essere consequenziali.
Tra l’altro, inserire delle basi in un numero che non sia un multiplo di tre causa uno shift che altera l’intera lettura di quella sequenza genica, di fatto distruggendola e rendendola inutile.
Per intenderci, nel caso di un virus modificato artificialmente, il blast tra i due genomi darebbe un risultato di questo tipo:

imm5.png

È quindi chiaro come il sole, che non vi sono tracce di manipolazione tra questi due genomi. È giusto comunque segnalare che, analisi a livello proteico (più grezze quindi), mettono effettivamente in luce alcune similitudini, ma questo è del tutto normale. Si tratta comunque di due virus, e come tali utilizzano alcuni meccanismi simili a comuni, per esempio a livello di proteasi e trascrittasi inverse. Si parla in questo caso di elementi altamente conservati, ed essi sono conservati proprio perché un loro malfunzionamento porta alla morte del virus che non riesce a replicare.
Sostenere che somiglianze a livello di questi elementi possano indicare un intervento umano equivale a dire che, siccome l’uomo e tante altre specie condividono la stessa struttura dell’emoglobina, per esempio, qualcuno abbia deliberatamente modificato il nostro genoma inserendo un pezzo di emoglobina degli asini. Dubbio legittimo, ascoltando le tesi di alcuni complottisti, ma piuttosto improbabile.

Questa, come dicevo, è la parte migliore della scienza. Chiunque può avanzare delle ipotesi, e chiunque (se sa di cosa parla) le può controllare. Quando l’ipotesi è sbagliata, il lavoro non viene pubblicato o viene ritirato. Punto. Non c’è niente di segreto in tutto questo.
Non so, e onestamente non mi interessa, perché Montagnier abbia detto una stupidaggine del genere. Ma è certo che non ha svolto nessuna analisi, se non una review approssimativa di un lavoro sbagliato alla fonte.


Spendo infine qualche parola per dimostrare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la falsità e la malafede del sedicente candidato al Nobel Giulio Tarro.

Il quotidiano IL FOGLIO ha scovato due pubblicazioni (THE NEW CORONAVIRUS FROM THE CHINESE CITY OF WUHAN e PATHOGENESIS OF COVID-19 AND THE BODY'S RESPONSES) del “dottore” riguardo il SARS-CoV-2; tralasciando la qualità della pubblicazione, che poco si confà ad un candidato al premio Nobel, emergono alcuni elementi sospetti, per essere gentili.

imm6.png

Gli articoli, infatti, oltre ad essere stati pubblicati su riviste predatorie non peer-reviewed, mostrano date di ricevimento e revisione antecedenti alle date dei lavori usati come fonte. Pare che il signor Tarro, oltre ad essere un grande luminare, quindi, sia anche un esperto di chiaroveggenza.
Potete trovare i riferimenti relativi alla rivista predatoria in oggetto su predatoryjournals.com e su Scopus; la rivista è black-listata e priva di qualsiasi impact factor.

Ora proverà a predire il futuro anche io. Avendo assegnato date antecedenti addirittura alla scoperta ufficiale del SARS-CoV-2, il “dottor” Tarro a breve ci delizierà con uno dei suoi ormai noti deliri, e arriverà ad affermare di essere stato il primo a segnalare quanto stava accadendo a Wuhan.

Nei giorni scorsi Tarro si è inoltre proclamato presidente della Commissione per la Virosfera dell’UNESCO.
Concludo quindi segnalandovi la mail che Giulia Corsini, autrice di uno dei tanti articoli su Tarro, ha ricevuto dal Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, in merito alla sua richiesta di verificare la posizione del professore in seno all’ente:

Gentile Dr.ssa Corsini,
in merito a quanto da lei segnalato con il messaggio di posta elettronica in calce e a seguito di una verifica effettuata presso il Segretariato dell'UNESCO a Parigi, le comunico che all'interno dell'UNESCO non esiste un comitato per la virosfera e che l'UNESCO non ha alcuna associazione con il Prof. Giulio Tarro.

Ma dai, chi l’avrebbe mai detto?
Serve davvero commentare?

#tarrocialtrone




0
0
0.000
13 comments
avatar
(Edited)

vado a preparare i pop corn !discovery 40

0
0
0.000
avatar
(Edited)

Ho letto tutto, con la massima attenzione, ma alla fine non sono riuscito a capire quale sia il disinfettante migliore per essere iniettato in vena per combattere il coronavirus! Mi aspettavo una risposta ad un quesito così semplice, perché non so quale sia meglio usare e neanche in farmacia hanno saputo consigliarmi.

A parte gli scherzi, è banale che il 99,99% delle persone non ha la competenza per capire nulla del post se non per le parti "narrative" ma è comunque questo il metodo con cui la scienza dovrebbe discutere in pubblico. Offrendo la possibilità di aver punti da analizzare, da approfondire, da discutere a chi è in grado di farlo, magari incuriosendo a studiare di più a chi invece non ne ha le basi. Ma soprattutto togliendosi il manto di segretezza e ancor peggio quello di presunta superiorità.

Perché una cosa è tanto banale quanto sembra esser dimenticata: la scienza va avanti per errori successivi e per ogni tesi dimostrata ce ne sono decine che vengono smentite. E che su questo virus si sa ancora pochissimo ed è sbagliato ANCHE l'atteggiamento di tanti virologi di andare in tv e parlare come se avessero la verità in tasca. Sarebbe giusto che quando parlano esprimessero i dubbi e non solo le certezze, accennassero un discorso di probabilità e non fornendo le informazioni come sicure. Perché è evidente che tanti errori sono stati commessi dalla scienza in questa occasione e tanti ne saranno commessi nei giorni prossimi, e se prima ci si presenta con false certezze poi si perde la credibilità.

Parallelamente nel dibattito pubblico si perde un altro aspetto che ritengo fondamentale. Il ruolo della scienza e dei virologi in questo frangente è prioritario, ma non può e non deve diventare dominante. E' comprensibile che un virologo ed un dottore in generale consideri come tollerabile un rischio zero di contagio, ma la vita di ogni persona non può dipendere da questo. Nella vita non esiste solo il coronavirus, con il quale penso si debba giungere a compromesso. Il livello a cui questo compromesso deve giungere dipende dalle scelte individuali. Un politico quindi, chi ha la responsabilità di amministrare per quanto possibile un società complessa, deve tener conto di interessi contrapposti in maniera equilibrata e per quanto possibile lasciare ad ognuno la possibilità di scegliere liberamente il suo livello di compromesso senza imporlo agli altri. E' un equilibrio sicuramente difficile da trovare, impossibile raggiungerlo pensando di accontentare tutti. Ma ho la netta sensazione che si sia proprio ignorato di volerci anche provare.

0
0
0.000
avatar

Mi rendo conto che questo post per qualcuno possa effettivamente risultare di difficile comprensione, ed è più che lecito... Probabilmente avrei potuto semplificare un po' le cose. Però alcune cose sono effettivamente molto complicate, ed è per questo che bisognerebbe affidarsi e, talvolta, fidarsi di chi è esperto in un determinato settore. In ogni campo, non solo nella scienza.

Sono d'accordo con te, durante questa epidemia la scienza ha più volte sbagliato i modi, soprattutto in televisione e sui giornali. Da persona di scienza, però, ho percepito due differenti "schieramenti"... Uno che ha commesso errori in buonafede, e uno no. Ovviamente è un mio parere, quindi posso sbagliare. Ma ritengo che alcuni, come il prof. Burioni o la dottoressa Capua, abbiano commesso sì errori, ma provando sempre a partire dai dati a disposizione. Dati poi rivelatisi parziali o imprecisi. Altri, come la Gismondo, hanno deliberatamente mentito ai cittadini... Alterando i dati a disposizione per il proprio tornaconto. Questo è creato uno scontro che ha fatto ulteriormente degenerare la situazione.
E a questo punto, come hai detto tu, la scienza si è dimenticata di precisare che molto spesso si parla di probabilità, e non di certezze.

Sono d'accordo anche sul fatto che nel dibattito pubblico dovrebbero "pesare" quanto la scienza anche altri fattori. Questo però dovrebbe essere il compito di un politico... Per farla semplice, Conte prima di decidere dovrebbe ascoltare un medico, un economista, magari uno psicologo, e così via. E poi trovare una soluzione che tenga conto di tutti i pareri espressi. Questo è stato fatto male. La scienza sarebbe stata disposta a fare la sua parte in una "mediazione"... Credo però che le risposte siano mancate dai rappresentati delle altre parti. Siamo in ballo da tre mesi... E ancora dal punto di vista economico siamo allo sbando totale per esempio.

0
0
0.000
avatar
(Edited)

No, guarda il post andava bene così, certi argomenti è giusto vengano spiegati anche nella loro piena complessità perché le persone devono rendersi conto che per affrontare certi argomenti occorre armarsi di competenze. Il punto è proprio questo: se si semplifica troppo si rischia di finire nel banale ed alcuni, più abituati a giocare sulle banalità, più facilmente troverà il modo di trasformare la semplificazione in un errore nel tentativo di screditare la tesi e l'autore. Quindi ben venga il dibattito anche complesso, ma pubblico. E' questo l'aspetto fondamentale. Non ho mai amato color che evitano il dibattito solo invitando a tacere i presunti non competenti, tentando di tacciarli con superbia.

E' un po', se vogliamo, un analogo al discorso che si fa in ambito software in riferimento all'open source. Se un software è open source forse io posso non aver le competenze per verificare cosa fa e come lo fa, ma posso confidare che se c'è qualcosa da nascondere altri potranno svelarlo avendone le competenze. Per questo è importante ad esempio che la famosa App per il tracciamento sia open source. In questo modo si mettono a tacere i complottismi, almeno quelli beceri.

Un tempo, parlo di 30 anni fa, compravo la rivista "Le scienze" e mi dilettavo a leggerne tutti gli articoli, qualsiasi fosse la branca scientifica trattata: dall'astrofisica alla microbiologia, dall'antropologia alla geologia. Non sempre comprendevo il 100% ma era sempre di stimolo e credo abbia contribuito a formarmi il carattere estremamente curioso e la mentalità aperta. Poi ho smesso di comprarlo per le vicissitudini della vita, ma non ho apprezzato l'abbassamento di livello che ha oggi, con articoli non più alla stessa altezza di approfondimento di quelli che ricordavo, cercando di rendere la scienza forse più alla portata di tutti ma troppo banalizzandola e spettacolarizzandola, rincorrendo forse la nuova tendenza aperta da riviste di scienze più popolari come "Focus", anche se senza arrivare a quei livelli. Rendere tutto sempre troppo semplice e banale non va bene.

Poi ci sono gli altri due problemi purtroppo, che citi. Il primo è che nell'ambito scientifico, proprio anche confidando nell'ignoranza diffusa, in parte anche comprensibile visto che non si può esser "tutti scienziati in tutte le scienze", hanno svenduto il loro ruolo, per interessi sfacciatamente di parte facendo perdere credibilità al mondo scientifico e questo è un male in assoluto. Ma credo che proprio per contrastare questo fenomeno sia necessaria anche in ambito scientifico una maggior trasparenza: portare in pubblico i dibattiti, in tutta la loro complessità. Ad altri spetterà il ruolo, di volta in volta, di divulgatore, cioè di colui che riesce a semplificare le questioni portandole a conoscenza di un pubblico ancor più vasto.

Infine l'ultimo aspetto: la mancanza di sintesi del mondo politico fra gli aspetti medici e tutti gli altri. Purtroppo non credo che ciò sia dovuto a incapacità, non in generale almeno. Che ci siano politici incapaci è sicuramente un fatto. Ma non credo che sia una questione che si può generalizzare. Non sono così ingenuo da pensare che i politici siano tutti e solo incapaci e si circondino solo di tecnici incapaci. E' che fanno scelte politiche rivolte sempre a certi interessi, rivolti sempre a perseverare il più a lungo possibile le loro posizioni, se vuoi puoi considerarla una propaganda continua, persistente e sottile, che spesso tende a muoversi più a nascondere alcuni aspetti del quadro generale puntando a mettere in luce di volta in volta alcuni particolari utili in quel momento, pronti a ignorarli nuovamente appena torna loro utile. Non ho mai visto i politici così attenti e focalizzati ad "assecondare" esclusivamente la categoria scientifica dei medici e ignorare così spudoratamente l'altra categoria che finora aveva avuto così tanto peso: quella degli economisti, con la "complicità" di una larga parte di questi ultimi. Magari l'avessero fatto un po' di più inpassato e non credo che questa conversione sia frutto di "genuino ravvedimento". Sono una persona che vive di comunicazione e la studia da oltre 30 anni, certi "movimenti" mi saltano agli occhi piuttosto evidenti.

La mia spassionata opinione è che i marketing consultant abbiano fatto molto bene il loro lavoro, facendo cavalcare a chi di dovere il cavallo giusto, con estremo opportunismo, trovando finalmente il capro espiatorio che si cercava da tempo, per giustificare il vicolo cieco in cui il sistema economico si era infilato, soffocato con le sue stesse mani continuando negli ultimi decenni a ragionare sempre e solo nel breve termine.

0
0
0.000
avatar

se si semplifica troppo si rischia di finire nel banale ed alcuni, più abituati a giocare sulle banalità, più facilmente troverà il modo di trasformare la semplificazione in un errore nel tentativo di screditare la tesi e l'autore.

Penso tu abbia ragione. Proprio un paio di giorni fa io e la mia compagna, parlando di questa situazione, siamo giunti in realtà alla stessa tua conclusione. Però voglio credere che esista anche un modo corretto di semplificare la scienza e renderla "più accessibile".

Condivido il resto. Anche se devo ammettere che, almeno qui in Lombardia, nelle fasi iniziali i medici non sono stati ascoltati poi troppo, e tanto il sindaco di Milano, quanto il presidente della Regione, hanno cercato di salvaguardare soprattutto l'immagine di una città instancabile e la sua economia.

0
0
0.000
avatar

Però voglio credere che esista anche un modo corretto di semplificare la scienza e renderla "più accessibile".

Certo che si può, ma vanno distinti, come dicevo due ruoli diversi. Uno è lo scienziato che discute pubblicamente e diffonde lo studio al pubblico più ampio possibile, mantenendolo più rigoroso possibile, per preservarne l'integrità scientifica. Ma importante, anzi fondamentale il fatto che sia pubblico, liberamente condivisibile e disponibile. Come il tuo post. L'altro è il divulgatore, un ruolo più "giornalistico" che da scienziato, un po', se vogliamo, alla Piero e Alberto Angela o Luigi Bignami, che ha il compito di tradurre in un discorso ancor più semplice lo studio scientifico, cercando di non degradarlo troppo.

Anche se devo ammettere che, almeno qui in Lombardia, nelle fasi iniziali i medici non sono stati ascoltati poi troppo, e tanto il sindaco di Milano, quanto il presidente della Regione, hanno cercato di salvaguardare soprattutto l'immagine di una città instancabile e la sua economia.

E' accaduto ovunque, banalmente per un motivo. All'inizio non si era percepita l'utilità del virus da parte dei marketing consultant di cui parlavo, presi dalla solite tematiche. Covid-19 era visto solo come un disturbo occasionale. Per questo non credo neanche alla teoria complottistica del virus creato e diffuso appositamente. E' stato un utile opportunità presentatasi.

0
0
0.000
avatar

Dovremmo mettere in chiaro una volta per tutte che anche i premi Nobe, in alcune circostanze hanno detto, dicono e protrebbero dire delle grandissime cazz...beeep...te.
Seguo Barbascura su youtube ed ha appena scritto un libro proprio su questo.

0
0
0.000
avatar

Come è giusto che sia, del resto. L'importante è conservare la lucidità mentale di discriminare. Certo è che, per quanto mi riguarda, quando un Nobel racconta deliberatamente stupidaggini per trarne un profitto proporrei la revoca del titolo.

0
0
0.000