Fatti, bufale e cialtronerie su COVID-19 – Medici a caccia di notorietà, il prof. De Donno

Prima di iniziare questo ennesimo post a tema COVID-19 vorrei fare un’importante precisazione: ho spesso parlato di cialtroni e scienziati pazzi che, in questo periodo di crisi, cercano di sfruttare la drammatica situazione per un proprio tornaconto personale; non è questo, però, il caso del prof. De Donno.
De Donno, infatti, è il primario del reparto di pneumologia dell’ospedale di Mantova, e attraverso la sperimentazione della terapia con siero iperimmune ha salvato la vita a diversi pazienti, abbassando drasticamente il tasso di mortalità nel proprio ospedale. Tuttavia, negli ultimi giorni ha probabilmente pensato che la “sua” terapia meritasse maggior attenzione mediatica (non scientifica, sia chiaro), e ha bruscamente fatto irruzione sulla scena pubblica, raccontando una incredibile serie di inesattezze e mezze verità, che a parer mio meritano di essere attentamente analizzate.


Prima di approfondire la questione, però, è necessario comprendere su cosa si basa la terapia applicata dal prof. De Donno. Il plasma è la parte del nostro sangue che non contiene globuli rossi, e può essere ottenuto tramite donazione; il protocollo prevede l’estrazione del sangue, la centrifuga dello stesso e la separazione dei globuli rossi dal resto della matrice; mentre i globuli rossi vengono reintegrati all’interno del paziente, la parte restante costituisce, appunto, il plasma. Affinché il procedimento sia effettuato in sicurezza è prassi estrarre non più di 400g di plasma al mese da ciascun individuo.
Si parla di plasma iperimmune quando si tratta il plasma di pazienti guariti da una qualche malattia, poiché esso conterrà parte degli anticorpi che il paziente stesso ha utilizzato per sconfiggere il patogeno.
In questo caso, il plasma di un paziente guariti da COVID-19 e negativizzatosi per il SARS-CoV-2 conterrà gli anticorpi utili a sconfiggere la malattia, e potrà essere iniettato in altri pazienti per aiutarli a guarire più velocemente.


Immagine CC0 Creative Commons - Fonte


Ad oggi, la terapia sembra funzionare molto bene ed è in sperimentazione in diverse strutture. Cosa c’è allora che non va nelle dichiarazioni di De Donno?

Il primo elemento disturbante all’interno della questione è l’attribuzione della paternità di tale terapia. De Donno parla della “sua” terapia, i medici cinesi della “loro” terapia, e sono certo che in giro per il mondo ci saranno altrettanti professionisti che faranno dichiarazioni simili. La verità, però, è che la terapia sierologica è conosciuta e utilizzata da più di un secolo, e non è certamente invenzione di nessun medico contemporaneo. Se però volessimo contestualizzare le dichiarazioni rispetto alla situazione attuale, bisogna evidenziare come già nei mesi scorsi i medici cinesi avessero provato a curare i loro pazienti in questo modo, ottenendo anche un certo successo. De Donno, quindi, non ha inventato nulla; ma non c’è niente di male in questo. È comunque stato saggio e lungimirante nel tentare questa strada. Perché allora voler “ingigantire” le proprie gesta?

Il secondo elemento, invece, è molto più medico e meno semantico. Nei suoi proclami ha definito la sua cura come molto migliore del vaccino. Ora… Voglio credere che, in quanto medico, il prof. De Donno conosca molto bene la differenza tra “farmaco” (in senso ampio) e vaccino. Il farmaco, categoria in cui inserirei per comodità anche il plasma iperimmune, è una terapia, e come tale si utilizza dopo aver sviluppato la malattia. Il vaccino invece è una forma di prevenzione, e serve a evitare che la malattia insorga. Farmaco e vaccino, quindi, non sono mutualmente esclusivi. Servono entrambi, e non è possibile sostenere che uno sia meglio dell’altro, perché sono due entità ben distinte e con funzioni diverse. Personalmente, se dovessi scegliere, sceglierei comunque di fare il vaccino, poiché questo, con buona probabilità, mi impedirà di sviluppare la malattia. Ma di nuovo, allora… Perché fare una dichiarazione del genere?

Il terzo elemento riguarda invece la polemica. De Donno ha apertamente criticato le istituzioni per non aver adeguatamente diffuso la “sua” terapia, che avrebbe potuto salvare tante vite. Ma le cose non sono andate proprio così, e lo stesso medico si contraddice nel presentare una tesi del genere. La terapia con plasma iperimmune, infatti, è in sperimentazione in molte strutture italiane, e l’intera comunità scientifica è in trepidante attesa di conoscere a fondo i risultati. Il funzionamento accertato di questa terapia, infatti, avrebbe importanti implicazioni nello sviluppo di altri farmaci e vaccini. Lo stesso ospedale di De Donno, attualmente, non sta più trattando alcun paziente con terapia al plasma, poiché è stata ufficialmente chiusa la sperimentazione e si sta aspettando la pubblicazione dei dati. È sciocco allora sostenere che tutti gli ospedali, nelle scorse settimane, avrebbero dovuto adottare questa terapia, poiché nemmeno nel suo di ospedale questa cosa sta accadendo. E soprattutto… Ci troviamo davanti ad un virus nuovo, di cui conosciamo ancora poco… Sarebbe stato saggio impegnare tutti gli ospedali nella sperimentazione di un’unica terapia, per quanto promettente? Cosa sarebbe successo se poi, per qualche motivo, questa avesse fallito? Avremmo perso un sacco di tempo prezioso, e non avremmo scoperto niente riguardo altri farmaci (Tocilizumab, clorochina e tanti altri…) che, seppure meno efficaci, rappresentano comunque un’importante arma contro la malattia.

Il quarto e ultimo elemento, riguarda infine le tante omissioni che compongono i proclami di De Donno. Il dottore, per esempio, si dimentica spesso di dire che, reperire plasma iperimmune non è cosa così semplice. Bisogna identificare donatori guariti da COVID-19, in buono stato di salute generale, senza altre patologie e con elevato grado di compatibilità. E soprattutto, non sappiamo ancora per quanto tempo gli anticorpi presenti nel loro siero siano effettivamente efficaci. Ecco perché serve una sperimentazione.
Ogni donazione, inoltre, è utile per trattare al massimo due pazienti, e non è possibile esagerare con le donazioni, ovviamente. Se ogni paziente dovesse richiedere più di un trattamento, come già accaduto proprio all’ospedale di Mantova, ecco che le scorte non sembrerebbero più così abbondanti.
Certo, finché si parla di sperimentazione riusciamo ad avere plasma in eccesso. Ma è davvero complicato pensare che questo possa bastare per tutti, e non può quindi essere l’unica terapia. Potrebbe essere necessario e intelligente, per esempio, conservarlo per i casi più critici.


In definitiva, la sieroterapia è sicuramente molto promettente e potrebbe aiutarci enormemente nella lotta al COVID-19. La comunità scientifica e le istituzioni lo sanno bene, e proprio per questo motivo ne hanno autorizzato la sperimentazione sul campo in tantissime strutture, come successo per altri farmaci. Potrebbe davvero essere, al momento, la nostra arma migliore, e siamo tutti in attesa che vengano pubblicati i dati ottenuti dai test presso gli ospedali di Mantova e Pavia.
È però estremamente sbagliato e rischioso presentarla come unica soluzione al problema e, soprattutto, è scorretto, sia da un punto di vista umano che da uno scientifico, sostenere questa teoria cercando di cavalcare l’onda. De Donno, nelle sue sempre più frequenti apparizioni, ha inserito nella discussione elementi che gli hanno garantito elevata visibilità quali vaccini e complotti, ben sapendo che si tratta di tematiche care ad una larga fetta della popolazione. Perché si parlasse di lui, infatti, è stato necessario presentare la “sua” terapia come qualcosa che scienza e istituzioni stanno cercando di screditare o tenere nascosto, quando la realtà è esattamente opposta. Anche il confronto con i vaccini, utile ad accalappiare la sempre crescente marea no-vax è sicuramente una mossa poco nobile. Infine, ha più volte sostenuto che la sieroterapia è mal vista dalla comunità scientifica perché il plasma è democratico e gratuito, in quanto viene donato, salendo in sella persino al "cavallo BigPharma", che a suo dire avrebbero più interesse nello sviluppo di un farmaco. Come già discusso in altri post, questo è sicuramente vero; ma la comunità scientifica non è fatta solo da BigPharma, ma anche e soprattutto da tanti piccoli ricercatori. E noi siamo tutti qui a tifare per lei e per la sua ricerca professore, perché potrebbe davvero essere un game changer; ma sappiamo anche che la sua non può e non deve essere l’unica risposta, per quanto valida.
Facendo dichiarazioni di questo tipo, il cittadino sente nominare spesso per la prima volta una terapia funzionante, e si convince che, fino ad oggi, essa sia stata tenuta nascosta. Non è così. Ci sono decine di farmaci in sperimentazione, e le notizie parlano sempre e solo dei tre o quattro più famosi. Non per cattiveria, ma spesso per incompetenza. La sieroterapia, dunque, è una delle tante sperimentazioni che abbiamo fatto in questi mesi, cercando la strada migliore per combattere questo nemico.


Concludo con un parere personale. Vaccini, complotti, BigPharma. Ho la sensazione che il prof. De Donno abbia qualche mania di grandezza, e stia soffrendo, con un pizzico di invidia, del risalto mediatico che stanno, più o meno giustamente, riscontrando altri suoi colleghi. Ho sentito diversi dottori prendersela, in vari modi, con quelle che in questo momento sono le figure maggiormente conosciute della comunità scientifica. Non voglio entrare nel merito della questione, ovviamente, ma è triste che un medico, per ritagliarsi un piccolo spazio di notorietà, arrivi a fare dichiarazioni del genere, criticando la posizioni legittime di colleghi che fanno notare alcuni errori di metodo. Siero iperimmune, tocilizumab, remdesivir, idrossiclorochina, vaccino… Da un punto di vista medico sono tutte “armi” valide e sensate! Non stiamo parlando di feci o urina di capra, ma di strumenti ottimi e tutti funzionanti. Presentare la “propria” terapia come l’unico mezzo utile per sconfiggere il COVID-19 è miope e disonesto. Soprattutto se, per farlo, si tirano in mezzo elementi utili solo a crear polemica, come i complotti o i vaccini.

Sia onesto prof. De Donno. Ha più volte sostenuto che a lei non interessa il risalto mediatico, ma vuole solo salvare vite. Se questo è vero, torni in ospedale, concluda la ricerca e ci mostri i tanto attesi risultati. Perché rilasciare dichiarazioni come le sue non è utile a nessuno. Al contrario, è estremamente pericoloso, perché per parlare all’uomo della strada, per essere un divulgatore, servono delle competenze… E affermazioni fatte con leggerezza possono fare più male che bene.



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Un altro ottimo articolo.

Link all'articolo riportato sulla Pagina Facebook di Hive Italia

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Grazie mille ;)

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Il ringraziamento dobbiamo farlo noi lettori a te, per questi articoli.

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(Edited)

Lo stesso ospedale di De Donno, attualmente, non sta più trattando alcun paziente con terapia al plasma, poiché è stata ufficialmente chiusa la sperimentazione e si sta aspettando la pubblicazione dei dati.

Ciao spaghetti, sai quali pensieri genera la frase che ho quotato nelle persone comuni?
Più o meno questi:
"se la gente migliora o guarisce con il plasma perchè hanno interrotto la sperimentazione? A loro interessano solo i numeretti e se ne fregano se la gente muore. I dati li possono studiare anche se continuano a somministrare. Se una terapia funziona che la somministrassero e basta!
Se non lo fanno è perchè va contro gli interessi di qualcuno."

Onestamente se tu non fossi un uomo di scienza postresti affermare che non faresti lo stesso ragionamento?
Sia chiaro che non sto mettendo in discussione, i tempi e i metodi della scienza, ma il modo di comunicare che ha il mondo della scienza con persone comuni, è davvero poco efficace.
Cosa che invece sanno fare molto bene i complottisti.
In sintesi, i complottisti hanno teorie bislacche ma le comunicano benissimo; la scienza ha solide certezze ma le comunica malissimo.

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Onestamente, se fossi una persona a digiuno di scienza, farei esattamente lo stesso ragionamento che hai fatto tu. Non lo nego.

Questo però apre le porte a un grosso problema, di cui parlavamo con @garlet nei commenti al precedente post. La scienza non è sempre facile, e talvolta può essere complicato e fuorviante cercare di spiegare le cose all'uomo "non di scienza". Come fare allora? A me la divulgazione appassiona (penso sia evidente), e quindi penso che una soluzione si possa trovare. Tuttavia, noto con enorme dispiacere che altre figure ben più importanti di me, quando fanno divulgazione, vengono prese a pesci in faccia dalla popolazione (per esempio Burioni). Come si può allora spiegare in modo semplice le cose a chi pensa di sapere già tutto?

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Serve molta pazienza. Perché sul breve la battaglia è vinta ma occorre puntare sulla vittoria della guerra. Due proverbi giocano a favore: "le bugie hanno le gambe corte" ed "il tempo è galantuomo". Purtroppo a volte l'attesa è frustrante.

Al di là di ogni battuta, purtroppo il problema è che il livello di diffusione della conoscenza scientifica in Italia è molto basso e quindi tutto risulta molto più difficile. Ma non ci si può arrendere.

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