Stop ma mica tanto

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La campagna "stop hate for profit" al momento sembra essere un flop. Innanzitutto cosa è sta roba? Si tratta di una campagna molto simile all'"ad-pocalipse" che ha colpito Youtube in almeno due occasioni, solo che questa volta il bersaglio è Facebook, e non ci sono "creatori di contenuti" di mezzo.

Con questa campagna l'intento era di fare un fronte comune contro l'hate speech, il razzismo e le fake news, e appunto "convincere" in modo proattivo o se vogliamo, violento, società come Facebook a fare qualcosa di realmente tangibile e non solo proporre pseudo-soluzioni.

Nella risposta di Facebook l'azienda avrebbe deciso di bollare come fake news eventuali notizie uscite dagli uffici stampa politici (vi ricordo che a Novembre in USA ci saranno le presidenziali) che a detta loro non corrispondono al vero, ma allo stesso tempo queste non vengono cancellate per non incorrere nella censura.

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La situazione in effetti è quanto meno complessa e come la giri ci sarà qualcuno che avrà da ridire. Insomma immaginate un post del presidente Trump censurato come fake news, in effetti demansionarlo dai feed è la via più giusta, sebbene sia aggirabile tramite tam-tam digitale e link diretto.

C'è da chiedersi, ma se è proprio la pubblicità ad essere una Fake News? Tempo fa entrando proprio in quel social mi era capitato di vedere una pubblicità decisamente inusuale. Recitava più o meno "ultim'ora, è morto tizio". Dove tizio era un personaggio famoso, ed ovviamente non solo non era morto ma nessuno riportava che stesse male. Lo scopo era chiaramente quello di indurre a cliccare.

Al momento "stop hate for profit" ha avuto un successo per il numero di inserzionisti coinvolti, in particolare per il loro peso economico, si parla di brand come Coca-Cola, Unilever, Verizion, Starbucks ed altri. Ma l'impatto sul titolo in borsa è stato poco più che un buffetto. Ovvero gli investitori e il mercato non ritiene questa minaccia credibile.

Lo stesso CEO in una nota interna, ma probabilmente più indirizzata all'esterno visto che è facilmente trapelata, dice di non essere preoccupato "tanto gli inserzionisti torneranno". Come a dire che chi comanda il gioco è lui e se gli inserzionisti vogliono vendere i loro prodotti devono passare per Facebook.

Il titolo in borsa sembra dargli ragione, ma fossi in Mark ci starei attento, perché in internet è pieno di macerie digitali di colossi e marchi che una volta sembravano inarrestabili.



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8 comments
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molto interessante
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Mi chiedo come Facebook possa resistere ai Social Blockchain... per me il suo destino è segnato.

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sei sicuro? un'azione di FB viene 243$ un Hive viene 0,21$...

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Certo Walter che sono sicuro. Questo non vuol dire che succederà, vuol dire che io ho la certezza che avvenga. Il che non vuol dire che accadrà, ma io (personalmente) non ho dubbi. Spero di aver chiarito. Nel 2012/13 dissi che l’automotive nel 2025 si sarebbe in buona parte commutato in elettrico... mi deridevano tutti. Quella stessa convinzione che avevo allora sull’automotive, ce l’ho ora per i social blockchain.

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Personalmente credo che i social moriranno, o saranno ridotti ad una nicchia molto piccola, non solo facebook ma anche Hive. Penso che ci sarà il fortissimo ritorno dei Blog che si riprenderanno la scena. In questo senso Hive dovrà ricondizionarsi perché ha una buona base di partenza, ovvero c'è molto contenuto rispetto ad un facebook dove le cazzate non possono superare i 20-30 caratteri. Ma i blog, specie con i contenuti storici e tutto il resto la faranno da padroni. Lo dico perché il mio sito senza fare nulla, anzi di meno visto che una sezione non la sto curando da anni, rispetto al 2019 ha duplicato come per magia i numeri. E non sono il solo ad aver avuto risultati simili. Tuttavia come si vede nell'articolo, il mercato dice il contrario di quello che diciamo noi, almeno ad oggi.

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