The sad fate of the Mediterranean Scrub (part III) - Il triste destino della Macchia Mediterranea (parte III)

Ciao cari Hivers,

Da due settimane sul mio Blog vi parlo dei problemi che affliggono la macchia mediterranea, la più diffusa tipologia di vegetazione presente nel mio paese, l’Italia. Nel primo post ho fornito alcune informazioni di base su questo ecosistema, mentre nel secondo post vi ho parlato dello sfruttamento del suolo e degli incendi.

In questo ultimo appuntamento scientifico vorrei discutere di altre due problematiche che affliggono i bellissimi panorami italiani. Sono criticità che, purtroppo, possono creare disagi per tutti colori che vivono in quel territorio: non solo le comunità di persone, ma anche gli animali.

Il degrado della macchia mediterranea è dovuto in parte anche a due particolari attività:

• Attività agropastorali e sovrapascolamento
  L'esercizio dell'attività zootecnica è ritenuta una delle più importanti cause di desertificazione nelle regioni a clima arido e semiarido. Ciò è particolarmente evidente in alcune aree del Mediterraneo in cui la pratica secolare del sovrapascolamento, che impedisce, tra l'altro, la rinnovazione naturale delle specie forestali, associata alla distruzione del bosco per guadagnare terreni da destinare al bestiame ed all'impiego del fuoco per la pulizia dei pascoli, ha comportato una forte riduzione della fertilità del suolo. Le attività zootecniche, con i modelli che sono stati adottati da secoli ed improntati ad uno sfruttamento incontrollato delle risorse forestali, provocano un decremento della composizione della flora che favorisce l'espansione di specie più tolleranti alla siccità, ma meno produttive;

• Frammentazione del territorio e cambiamenti climatici
  Insieme al fuoco, i cambiamenti di uso del suolo rappresentano la minaccia maggiore per gli ecosistemi mediterranei in quanto ne provocano la frammentazione. Gli ambiti costieri, in particolare, appaiono i più fragili giacché ospitano le grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie, nonché numerosi insediamenti industriali ed urbani. La frammentazione compromette gravemente le popolazioni di animali sia dal punto di vista della loro naturale espansione sia da quello genetico perché porta verso una situazione di isolamento geografico. La situazione andrebbe anche affrontata tenendo conto della prospettiva di un eventuale inaridimento del clima (da 50 anni si sta registrando un aumento della temperatura del pianeta).

Il quadro che è stato delineato, lasciatemelo dire, è decisamente preoccupante. La biodiversità è una ricchezza a cui non dovremmo essere disposti a rinunciare, perché da essa dipende anche la nostra stessa vita. Pensiamo, ad esempio, a un mondo senza alberi che ci riparano dal sole, senza insetti che impollinano i nostri fiori, senza fiumi da cui bere acqua pulita… Per quanti giorni l’umanità sarebbe in grado di sopravvivere? Vi lascio con questa domanda. Grazie per avermi letto.

Alla prossima,
Delilha